Lavoro: nomadi digitali, opportunità per il Paese e per le aziende
- Posted by autore blog
- On Luglio 20, 2022
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Un nuovo modo di concepire il tempo e lo spazio di lavoro che ha portato molte persone, da un lato, a abbandonare il posto fisso alla ricerca di attività ad altro contenuto tecnico, creativo, specialistico, professionale con contratti di lavoro autonomo o semi-autonomo, dall’altro a consolidare il lavoro da remoto, privilegiando, magari, luoghi che siano pieni di suggestioni creative e culturali.
Un processo globale accelerato dalla pandemia e che adesso anche in Italia vede delle prospettive di consolidamento con importanti implicazioni organizzative e giuridiche anche sul piano della mobilità internazionale: con l’approvazione, nel marzo scorso del decreto “Sostegni-ter” (convertito in Legge) n. 25 del 28 marzo 2022, si intende infatti favorire l’ingresso dei nomadi digitali, cittadini di Paesi terzi, per svolgere attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici.
Chi sono i nomadi digitali
Nel decreto si introduce dunque ufficialmente nel nostro ordinamento giuridico la figura del nomade digitale, (digital nomads, nella dicitura internazionale) coloro che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentano di lavorare da remoto in via autonoma o per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano.
Si tratta di una decisione importante e per certi versi rivoluzionaria, a testimonianza di come anche le nostre Istituzioni siano sensibili a questa tematica e stiano attivamente facendo la loro parte per attivare un processo di attrazione dei nomadi digitali nel nostro Paese.
A queste nuove professionalità è dedicato un intero sito web con un vero e proprio manifesto con una dichiarazione di intenti fra cui si trovano l’invito a consumare di meno e creare di più, a investire in tempo e mobilità, ritenute a tutti gli effetti la nuova ricchezza, a condividere, cooperare, collaborare.
L’ingresso in Italia
Con il Sostegni-ter è consentito ai nomadi digitali, che siano cittadini di Paesi terzi ,l’ingresso in Italia al di fuori delle quote previste ogni anno dal decreto flussi. Tali soggetti, sia che svolgano attività di lavoro autonomo, sia che svolgano attività per un’impresa, anche non residente nel territorio dello Stato italiano, possono fare ingresso in Italia senza nulla osta al lavoro e possono soggiornare con il rilascio del solo permesso di soggiorno, previa unicamente l’acquisizione del visto d’ingresso.
Il permesso di soggiorno è rilasciato per un periodo non superiore a un anno, a condizione che il titolare abbia la disponibilità di un’assicurazione sanitaria a copertura di tutti i rischi nel territorio nazionale e che siano rispettate le disposizioni di carattere fiscale e contributivo vigenti nell’ordinamento nazionale. Aspetto questo che potrebbe dare luogo, se non opportunamente disciplinato dall’Italia in fase di esecuzione, a non poche complicazioni in termini di sovrapposizioni di normative fiscali e contributive applicabili, disincentivando le opportunità derivanti da questa nuova forma di mobilità internazionale.
Spetta ad apposito decreto del Ministero del Lavoro l’adozione delle modalità e dei requisiti per il rilascio del visto di ingresso, ma già dalla semplice indicazione della norma (art. 6 quinquies, D.L. n. 4/2022, convertito dalla legge n. 25/2022) si intuiscono le potenzialità di questo istituto per lo sviluppo del lavoro da remoto nel più complesso panorama della regolamentazione contrattuale, fiscale e previdenziale del lavoro a livello internazionale, tenendo conto dei suoi meccanismi di regolazione e anche di incentivazione.
Le potenzialità del Bel Paese e il ritorno al Sud
L’Italia esercita sicuramente una forte attrattività sul lavoro da remoto per i cd. knowledge workers(e cioè coloro che svolgono in prevalenza lavoro intellettuale), per i molti luoghi presenti – mare, montagna, isole, colline e piccoli borghi – che garantiscono la giusta miscela di tranquillità, ispirazione e qualità della vita che costituisce spesso la ricetta del successo di molte attività imprenditoriali e di lavoro autonomo.
La norma per ora – in attesa delle specifiche che sono rimesse ad un apposito decreto – si rivela dunque anche uno strumento di attrazione per il turismo, ma che è soprattutto un nuovo meccanismo di gestione del lavoro estero, svincolato dai distacchi, dalle tradizionali missioni internazionali e dall’internazionalizzazione del lavoro che abbiamo fino ad oggi conosciuto. Di fatto un nuovo modo di vedere il lavoro e, al tempo stesso, occasione per creare uno stimolo in più per rendere l’Italia attrattiva partendo proprio dalle sue principali qualità: bellezze artistiche, culturali, paesaggistiche e, in buona sostanza, un’alta qualità della vita, soprattutto nelle piccole città. A patto, però, di avere infrastrutture e servizi adeguati tanto da avere ispirato anche un recente disegno di legge delega su questo tema.
I nomadi digitali e le aziende
L’irreversibile rivoluzione verso il lavoro da remoto ha determinato l’apertura che alcune aziende hanno dato – proprio per non perdere risorse ritenute valide – alla possibilità di lavorare dall’estero nella forma della non residenza (necessariamente per ragioni fiscali) e, quindi per periodi di tempo circoscritti, da un luogo che non fosse né quello di residenza abituale né quello della sede dell’azienda. Lo si è visto con il primo lockdown, chi lavorava nel Nord Italia e così anche chi lavorava all’estero ha scelto di lavorare dai luoghi di origine e, nella maggior parte dei casi, dal Sud Italia. Vedi ad esempio l’associazione Southworking che ha messo in campo un progetto di promozione sociale che stimola e studia il fenomeno del lavoro agile da una sede diversa da quella del datore di lavoro o dell’azienda, in particolare appunto dal Sud Italia e dalle aree marginalizzate, con lo scopo di favorire il “ritorno” delle professionalità al Sud pur mantenendo rapporti professionali con le aziende di provenienza, molto spesso del Nord. Progetti che, in molte aziende si stanno anche consolidando come innovazione organizzativa, ancorché per periodi definiti nell’arco dell’anno, fornendo anche la possibilità di unire ai soggiorni lavorativi anche periodi di ferie.
Sul nuovo modo di concepire il lavoro e la conseguente risposta delle aziende leggi anche del binomio tra lavoro e felicità.
Qualche esempio italiano ed estero
In linea con le spinte alla remotizzazione del lavoro ed i grandi cambiamenti epocali che stiamo vivendo, l’iniziativa della Regione Piemonte che ad agosto 2021 ha stanziato 10 milioni di finanziamenti per coloro che andranno a vivere, acquistando una casa e trasferendovi la residenza, in uno dei 465 comuni alpini piemontesi. Ad oggi ben 302 domande sono state approvate sulle 571 avanzate.
Per favorire questa tendenza alcuni Paesi hanno, quindi, studiato dei meccanismi di incentivazione anche per gli ingressi dall’estero. Già la Grecia aveva anticipato questa tendenza, approvando nel 2021 una legge diretta a favorire l’ingresso nel paese ai nomadi digitali. Anche altri paesi europei, tra cui Spagna e Portogallo – non a caso a elevata vocazione turistica – si sono inserite in questa scia di incentivazione del lavoro da remoto per i non residenti.
Credit by: IPSOA
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