Diritto del lavoro: nel saggio di Fontana la Krisis come occasione e necessità di riforma
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- On Settembre 28, 2022
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Dall’analisi dell’ “economia di guerra”, che allude a fenomeni non direttamente collegati al conflitto militare ma da cui si prevede scaturiscano inflazione, recessione, crisi energetica, razionamento, crollo produttivo ed occupazionale, alla caduta libera dei diritti sociali, alla riforma del welfare, alla precarietà del lavoro.
Nel saggio “Economia di guerra”, crisi e diritto del lavoro. Note critiche di Giorgio Fontana – Professore ordinario di Diritto del lavoro all’Università Mediterranea di Reggio Calabria – il punto focale è rappresentato dalla convinzione che, proprio nel momento in cui c’era la possibilità di avviare una riflessione su questi temi, la guerra e le sue conseguenze hanno rispedito al mittente i progetti di riforma che stavano “producendo una diversa politica del diritto e una diversa tonalità anche nei rapporti sociali e collettivi”.
Le previsioni di Istat e CGIA
Lo scenario non è certo dei migliori, ricorda Fontana: già l’Istat ha previsto che l’inflazione resterà elevata anche nei prossimi anni, con un impatto maggiore per le classi più deboli. Questo assieme ai salari fermi significa una diminuzione del potere di acquisto della classe lavoratrice. Inoltre, secondo la CGIA se i salari continueranno a rimanere al di sotto dell’inflazione e non riusciranno a recuperare la perdita, la situazione attuale comporterà una vera e propria crisi sociale, che potrà essere aggravata ulteriormente se all’inflazione si unirà una recessione economica, che avrà un impatto a sua volta molto negativo con crisi aziendali e licenziamenti.
La crisi pandemica e le difficoltà del welfare
Il professore sottolinea poi come l’evoluzione improvvisa verso un’economia di crisi si inserisca in un momento già molto gravoso, scosso da due crisi successive (la crisi finanziaria del 2007-2008 e la crisi pandemica del 2019-2020). Ed è proprio durante la pandemia che sono emerse le difficoltà del welfare italiano e le sue esigenze fondamentali: la tutela dei lavoratori subordinati e autonomi colpiti dalla crisi, l’assistenza delle fasce più deboli della popolazione, la tenuta dei sistemi educativi e dell’istruzione giovanile, la sanità pubblica, il sostegno al reddito, gli aiuti alle famiglie.
Le riforme attese
Fra le riforme attese e rallentate dalla guerra, ricorda Fontana, proprio il ridisegno complessivo del sistema di welfare italiano che sembra di nuovo rinviato così come il progetto di riforma delle pensioni e la legge sul salario minimo legale, chiesta peraltro dall’Europa.
Per l’autore del saggio “In termini di politica del diritto, vista la diffusa precarietà del lavoro, occorrerebbe intervenire sulle condizioni lavorative e al tempo stesso sul sistema di welfare, per riportare milioni di lavoratori all’interno del patto di cittadinanza, per poter garantire la sicurezza e la stabilità delle prospettive esistenziali pur nella varietà delle condizioni lavorative e dei destini di ciascuno: anche come atto politico (doveroso) di riparazione nei confronti di queste fasce marginali, che attraverso il loro lavoro sottopagato e spesso disconosciuto hanno assicurato ai paesi occidentali i margini di redditività e competitività che non avrebbero altrimenti avuto”.
Per Fontana è dunque necessaria una grande riforma inclusiva del lavoro. Il problema principale resta per lui la protezione sociale offerta dall’ordinamento vigente e dal suo sistema di welfare, ancora sbilanciato a favore del lavoratore subordinato a tempo indeterminato mentre vi è l’ormai raggiunta consapevolezza che la disoccupazione e l’alternanza di periodi di lavoro e di non lavoro non sono una responsabilità soggettiva quanto sociale e collettiva.
Le riforme a rischio
Secondo il professore, poi, oltre alle riforme arenate c’è da temere anche il possibile regresso rispetto alle (poche) già realizzate come il c.d. “decreto dignità” e la legge sul reddito di cittadinanza.
Sul primo aspetto Fontana pone il problema della precarietà e l’esigenza della formazione continua e accessibile a tutti, ma ciò richiederebbe una disponibilità ad investire risorse sia da parte delle imprese che delle finanze pubbliche, una soluzione dunque non “a costo zero”per la quale non bastano risorse finanziarie (pubbliche o private) “ordinarie”.
Molto interessante poi anche l’analisi della misura del reddito di cittadinanza, ritenuta una politica di contrasto alla povertà e all’insicurezza esistenziale nonostante i suoi aspetti critici vertenti per esempio sui criteri di accesso alla misura, ma anche sull’esclusione di fatto degli stranieri.
Le conclusioni
In conclusione, dunque per Fontana, nonostante la guerra e la crisi economico-sociale abbiano scompaginato il tentativo del giuslavorismo italiano di ripensare il diritto del lavoro, sono proprio i caratteri sistemici della crisi a imporre una riconversione del sistema economico e produttivo e del modello sociale, con una diversa considerazione della solidarietà e dei diritti sociali e del lavoro.
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