Smart working: da riduzione dei contagi a riduzione dei costi. Limiti e opportunità
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- On Settembre 7, 2022
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Fra le novità che ha portato la pandemia il lavoro da remoto è stata quella che ha forse tenuto più banco polarizzando le posizioni di contrari e favorevoli.
Con il ritorno alla normalità delle procedure per lo svolgimento del lavoro agile – ricordiamo che dal 1° settembre lo smart working anche nel settore privato ritorna alla disciplina “ordinaria” – l’occasione è propizia per tracciare un bilancio dell’utilizzo dello strumento.
Se, infatti, l’attenzione è andata scemando nel dibattito pubblico, all’interno delle imprese e nelle dinamiche delle relazioni industriali quello del lavoro agile è un tema ancora caldo.
I limiti del lavoro agile all’italiana
Lo strumento immaginato è molto distante da come poi è stato effettivamente implementato. L’agilità infatti doveva essere caratterizzata da un nuovo modo di organizzare il lavoro, liberando i vincoli di orario e luogo di lavoro. Invece ci si è limitati alla mera traslazione del lavoro da un luogo (l’ufficio) ad un altro (la casa, principalmente) senza che questo implicasse veri cambiamenti organizzativi, a partire dalla crescita anche parziale di autonomia e flessibilità da parte dei lavoratori. Ma un lavoro da remoto che segue le medesime logiche organizzative, soprattutto temporali e di controllo, di quello svolto nel normale luogo di lavoro può facilmente condurre ad una alienazione dalla rete relazionale che il lavoro porta con sé, aumentando i livelli di solitudine e di isolamento sociale. Un fenomeno ormai largamente osservato nel corso degli ultimi due anni che oltre alle conseguenze psicologiche sui lavoratori, porta con sé anche una riduzione delle performance lavorative e quindi danni per le imprese stesse.
Inoltre se l’organizzazione e il controllo del lavoro da remoto sono le stesse del lavoro in presenza aumentano i costi temporali delle attività di coordinamento che, de visu, avverrebbero più facilmente.
Infine la mancata flessibilità oraria fatica ad accompagnare la, spesso millantata, relazione tra lavoro da casa e conciliazione con impegni e necessità extra-lavorative.
Le caratteristiche positive
Queste criticità non eliminano il fatto che per molte persone il lavoro agile, pur nella sua formula ridotta di mero lavoro da remoto, è stata una esperienza positiva, sia per chi era impegnato in lunghi tempi di trasporto casa-lavoro sia per chi era occupato in imprese che hanno adottato un lavoro agile con livelli di autonomia e flessibilità maggiori rispetto al lavoro in presenza.
Lo scenario prossimo
Dopo la pausa estiva comincia già a manifestarsi una significativa sindrome da rientro generalizzato “in ufficio”.
La rimozione del lavoro da remoto potrebbe anche rappresentare un meccanismo difensivo delle persone, che intendono dimenticare gli aspetti penosi dei traumi e del vissuto della pandemia. Ma la forzatura di un rientro lavorativo in presenza potrebbe, anche, rappresentare una reazione dei datori, privati e pubblici, ai succitati cambiamenti della regolamentazione giuridica della gestione del lavoro a distanza che potrebbe relegare il lavoro agile a una modalità di lavoro eccezionale e marginale.
Da un lato, infatti, incidono le scadenze delle norme emergenziali dall’altro preoccupano le recenti innovazioni della legge-madre, n. 81/2017, in quanto la modifica che viaggia nella direzione della semplificazione della procedura datoriale di comunicazione ha bisogno di una fase di rodaggio burocratico mentre le nuove priorità di agilità per i lavoratori sollecitano una diversa cultura dell’organizzazione del lavoro.
Così il lavoro agile potrebbe diventare meno attraente per i datori di lavoro, con un massiccio ritorno in ufficio.
Le opportunità dello smart working
Dinanzi a tale rischio occorre ricordare che il Piano Nazionale di Ripresa e di Resilienza colloca il lavoro agile nel prisma degli strumenti utili al Paese. E lo fa, a ragion veduta, dato che questa modalità di lavoro, ove praticabile, incrocia le innovazioni in corso nel mondo del lavoro, a partire da quella digitale.
Inoltre, nel contesto invernale, il lavoro agile potrebbe confermare o svelare ulteriori potenzialità. L’imprevedibile quadro delle varianti del virus, l’eccezionalità della difficile ripresa post-pandemica, il prolungato dramma bellico russo-ucraino, lo shock della crescita dei prezzi del gas e dell’energia, con la conseguente spirale senza freni del mercato delle materie prime potrebbero spingere a considerare la modalità di lavoro a distanza uno strumento di sicurezza e protezione multipla: della salute, dell’ambiente, interno ed esterno all’azienda, e dell’economia. Non a caso, è lo stesso bilanciamento di valori richiesto dall’articolo 41 della Costituzione, come novellato nel 2022.
In pratica, se la percezione della regolamentazione post-pandemica spinge verso il ritorno in azienda, è probabile che il caro-bollette o il freddo imposto negli uffici inducano a riconsiderare le nuove opportunità del lavoro a distanza. Tematiche che dovrebbero essere considerate anche all’interno del dibattito politico.
Credit by ADAPT
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